L’uomo e lo scienziato
Le ricerche compiute durante gli anni ottanta in meteorologia elettrica, elettrologia, calorimetria, geologia e chimica dei gas, gli consentono di affermarsi come uno dei più illustri scienziati di livello europeo. Egli ha una grande sicurezza di sé.
Questa, oltre che fatto interiore, forse è anche legata all’essere uomo forte e di bell’aspetto, di straordinaria ricchezza, vitalità e attività. Ha una mente vulcanica, grande esuberanza e spirito intraprendente. Come scienziato, sente il bisogno di dire agli altri ciò che pensa, apertamente e senza riserve, e di sentire l’opinione dei suoi interlocutori.
Era descritto da tutti come “uomo affascinante, di conversazione affabile, interessante e gioviale”. George Christoph Lichtenberg (1742-1799), professore di fisica a Gottinga e suo buon amico, diceva di lui: “… molto allegro nel momento giusto, si esprime eccellentemente, discute intensamente, impreca quando i suoi esperimenti non vanno come dovrebbero e sorride in modo indescrivibilmente piacevole quando gli vanno bene”.
“Quando egli una volta pranzò da me, mi venne in mente un indovinello, che gli proposi. Eravamo molto allegri e queste cose succedevano molte volte. Gli chiesi se conosceva la maniera più semplice per vuotare dall’aria un bicchiere senza una pompa d’aria, Quando egli disse no, presi un bicchiere da vino che era pieno d’aria come tutti i bicchieri da vino vuoti e lo riempii di vino. Allora egli ammise che era vuoto d’aria, poi gli mostrai la maniera migliore per far entrare di nuovo l’aria senza violenza e bevvi il vino fino all’ultima goccia. Il tentativo fallisce rare volte se viene fatto bene. Gli piacque non poco e lo facemmo varie volte”.
Una qualità preminente in Volta fu, a detta di tutti i suoi biografi, la modestia. «Questo celebre uomo – scrive Francesco Mochetti – portò fino alla tomba l’umiltà dello scolaro. Però [perciò] non isdegnava i consigli de’ suoi amici in quelle stesse materie, nelle quali egli era sovrano maestro; e sedette perfino confuso tra’ giovani uditori, dov’io già suo scolaro tentava il difficile esperimento della congelazione del mercurio; e vedutolo riuscire a buon fine, ne mostrò quella gioia sincera e cordiale con cui l’uomo dabbene riabbraccia l’amico non veduto da gran tempo. Nessuno […] ebbe mai a dolersi di lui, come vantatore importuno delle sue scoperte, anzi nemmeno come desideroso di volgere i consueti discorsi a quelle materie, nelle quali avrebbe potuto esser primo, e far pompa del suo ingegno e delle sue cognizioni».