I viaggi in Europa
A quel tempo, gli italiani viaggiavano molto poco sottraendosi, provincialmente, al confronto con le altre culture. Volta, contrariamente ai suoi compatrioti e in particolare a molti suoi colleghi, cercava il confronto con altri, senza remore o complessi. Nel 1777, dunque, con l’approvazione e l’appoggio del Firmian e del Kaunitz, compie il primo dei viaggi a scopi scientifici in Svizzera, Alsazia e Savoia. Partendo in compagnia del conte Giovio, porta con sé strumenti fisici per il rilievo delle altitudini, delle pressioni barometriche e della salubrità dell’aria, calamite per la ricerca di minerali di ferro oltre, s’intende, agli strumenti da lui recentemente inventati.
A seguito della scoperta della “aria nativa delle paludi” inventa una serie di strumenti e di apparecchi tra cui la così detta “pistola di Volta” e il moschetto, con il quale. si racconta, andava a caccia di uccelli nella campagna di Campora, presso Como.
Tra il 1781 e il 1782 viaggia in Europa attraverso Savoia, Svizzera, Germania, Belgio, Olanda, Francia e Inghilterra: nel 1784, sollecitato dal Kaunitz, parte in compagnia del collega Antonio Scarpa, per un altro viaggio in Germania e Austria, sempre con lo scopo di reperire nuova strumentazione e di avvicinare gli scienziati di quegli Stati. Al suo ritorno è nominato rettore dell’Università di Pavia per l’anno accademico 1785/86.
Nei soggiorni parigini riesce rapidamente a intessere cordiali relazioni con i maggiori scienziati francesi del tempo e a entrare nelle grazie di alcune brillanti dame di quella città, quale Madame le Noir de Nanteuil: era “sovente a pranzo” e passava “soirées à ecrire” con Madame “che studia con ardore la Fisica!”