L'elettrometro condensatore
Si tratta di un elettroscopio a pagliuzze reso più sensibile dall’aggiunta di due dischi condensatori.
L’asta di ottone che porta le pagliuzze sostiene un disco, pure di ottone, ricoperto sulla faccia superiore da uno strato di vernice isolante. Un secondo disco d’ottone, fornito di un manico di vetro, viene appoggiato sui primo, dal quale risulta isolato per mezzo della vernice.
L’elettrizzazione dello strumento avviene dapprima ponendo un corpo elettrizzato a contatto con il disco superiore A e toccando con un dito bagnato il disco inferiore B. Se il corpo è elettrizzato positivamente (ossia è in eccesso di fluido), anche A si elettrizza positivamente. Attraverso lo strato isolante, il fluido presente in A respinge quello presente in B. Pertanto il disco inferiore B si elettrizzerà negativamente nella faccia a contatto con la resina e positivamente nella parte inferiore; attraverso lo sperimentatore, non isolato da terra, il fluido elettrico viene disperso a terra. Rimossi quindi il dito e il corpo elettrizzato, le due facce a contatto con la vernice isolante dei dischi dell’elettroscopio restano elettrizzate di segno opposto le pagliuzze dell’elettroscopio restano immobili perché l’eccesso di fluido in A impedisce che la carenza in B sia compensata dal fluido presente nelle pagliuzze. Se però il disco A viene allontanato, cessa questo vincolo. Il fluido si ridistribuisce nell’elettroscopio e le pagliuzze divergono.
Con questo strumento Volta rileva le deboli elettrizzazioni opposte che si manifestano su due metalli di diversa natura quando vengono posti a contatto fra loro e tale scoperta rappresenta il punto di partenza delle ricerche che porteranno all’invenzione della pila. (Si veda la “Lettera sul condensatore del 14 marzo 1782).