La pistola elettroflogopneumatica
Nel gennaio del 1777, essendo riuscito ad accendere l’aria infiammabile con la scintilla provocata da una pietra focaia, pensò di costruire «una piccola bombarda od archibuso di nuova foggia, il quale caricato in luogo di polvere, di aria infiammabile mescolata in giusta dose colla deflogisticata [ossigeno] potrebbe cacciare una palla con impeto e rimbombo, e accendersi per mezzo d’un acciarino, proprio come un archibuso comune.» [Op. VI, p. 62]
Il progetto gli riuscì ancora meglio quando scoprì che la miscela tonante poteva essere infiammata direttamente da una scintilla elettrica prodotta all’interno del recipiente che la conteneva e non solo alla bocca della caraffa, come precedentemente osservato.
Nacque così la pistola elettrico-flogopneumatica. Le prime pistole erano fatte di legno, le successive di vetro o di metallo e avevano forme diverse. Esse divennero presto un oggetto di grande interesse e curiosità. Volta provò a far funzionare la sua invenzione anche trasportando l’elettricità mediante due fili conduttori: non è difficile vedere in questo progetto l’idea della trasmissione di un segnale a distanza, ovvero una anticipazione del telegrafo.
Le applicazioni però non si fermarono qui: nella terza lettera al Marchese Francesco Castelli, ipotizzava un particolare utilizzo della pistola come “avvisatore di temporali”, mentre in una lettera a lord Cowper del 21 Luglio 1778, Volta presentava una dettagliata descrizione di una bomba ad aria infiammabile.
Volta diede quindi una spettacolare dimostrazione della forte detonazione che si ottiene facendo scoccare una scintilla in una miscela di aria comune e di aria infiammabile (idrogeno o metano). Un tubo di vetro contenente due elettrodi viene riempito in parte di gas infiammabile e per il resto di aria, poi chiuso con un tappo di sughero. Tenendo in mano un elettrodo e toccando l’altro con un elettroforo carico, si innesca una esplosione che espelle con violenza il tappo.
Avendo per primo ottenuto la combustione in vasi chiusi, mediante scintilla elettrica, di miscele di gas infiammabili e aria, Volta può essere considerato il precursore dei sistemi di accensione dei moderni motori a benzina. (Si vedano la “Lettera al Marchese Castelli” e la “Lettera a Padre Barletti”).